Giovanna Spatari, rettrice dell’Università di Messina: “Addio al numero chiuso in Medicina? Servono più fondi”.
L’abolizione parziale del numero chiuso per il corso di Medicina rappresenta una significativa svolta per l’istruzione superiore in Italia, ma porta con sé sfide importanti legate ai finanziamenti. La rettrice dell’Università di Messina, Giovanna Spatari, ha espresso le sue preoccupazioni riguardo alla realizzabilità di questa riforma senza un adeguato sostegno economico da parte dello Stato. Con la nuova normativa, gli aspiranti medici potranno iscriversi liberamente al primo semestre, posticipando il processo di selezione al termine di quest’ultimo. Tuttavia, le università si trovano ad affrontare un contesto di tagli sempre più severi, con la Sicilia in particolare che subisce un colpo di quasi quarantamilioni di euro.
A Messina, la condizione è grave: oltre a una riduzione di 4 milioni nel Fondo di finanziamento ordinario, l’adeguamento dei costi del personale porta le perdite a quasi 10 milioni. Spatari avverte che «ogni riforma necessità di risorse per essere attuata» e sottolinea l’assurdità di gestire un numero elevato di studenti con gli strumenti attuali. Con una domanda crescente di servizi e tagli ai fondi, la situazione diventa insostenibile.
Le sue preoccupazioni non si limitano al settore medico; prevede che i cambiamenti influenzeranno l’intero sistema didattico. Infatti, dopo sei mesi, migliaia di studenti potrebbero trovarsi a dover recuperare il tempo perso. Sottolinea l’urgenza di pianificare politiche universitarie tenendo conto dei vincoli imposti dal Ministero dell’Istruzione. Le recenti valutazioni del Senato accademico dell’Università di Messina evidenziano l’importanza di una vigilanza costante sulle risorse, immaginando un futuro in cui la qualità della formazione non possa essere compromessa.