Domani, al Palacultura l’evento : “Torna indietro nel tempo…con i ‘cunti’ siciliani”. L’ iniziativa, consiste in un ritorno al passato attraverso il racconto di fiabe e favole siciliane di Antonella Marascia. Che, ha raccolto le storie di famiglia in questo libro “i cunti”, utilizzando il suo dialetto di Mazara del Vallo e traducendolo in italiano, in un volume corredato da disegni.
Torna indietro nel tempo. I cunti siciliani
Domani, venerdì 10, alle ore 17, al Palacultura nella Sala Rari della Biblioteca comunale “Tommaso Cannizzaro” si terrà un evento.
Alla presenza del Sindaco Federico Basile e dell’Assessore alle Politiche Culturali Enzo Caruso, ci sarà l’evento: “Torna indietro nel tempo…con i ‘cunti’ siciliani”.
L’iniziativa infatti, consiste in un ritorno al passato attraverso il racconto di fiabe e favole siciliane di Antonella Marascia.
Che, ha raccolto le storie di famiglia in questo libro “i cunti”, utilizzando il suo dialetto di Mazara del Vallo, e traducendolo in italiano in un volume corredato da disegni.
C’era ‘na vota e c’era…” è infatti, l’intestazione iniziale che Antonella Marascia ha voluto dare al suo primo libro, pubblicato proprio la scorsa settimana da Multiverso Edizioni.
E che sintetizza in poche parole il grande contenuto storico, culturale ed emotivo trascritto all’interno del volume. Si usa il termine trascritto, proprio perché è questo il lavoro prezioso e minuzioso che l’autrice mazarese ha compiuto.
Ovvero, quello di mettere nero su bianco i “cunti” cioè le fantastiche fiabe e favole che fin da piccola le venivano narrati dalla sua famiglia. Possiamo dire dunque, che è una raccolta di perle pescate nel fondo della memoria e riportate a galla. Infine, ripulite ed infilate ad una ad una tra pagine che attendono di essere lette ma anche raccontate e colorate.
Coordinerà la manifestazione Maria Pirrone, la ricercatrice e volontaria SCN.
Che inoltre, dialogherà con l’autrice e presenterà il libro insieme a Francesca Mignemi, esperta di letteratura per ragazzi. Accompagnate dalle letture di Nicolò Arena e Giovanna Quartarone.