MESSINA – La Corte di Cassazione ha confermato l’accusa di associazione mafiosa nei confronti di Sebastiano Bontempo Scavo, noto come “Pricoco”, ritenuto un elemento di spicco del clan dei Tortoriciani e figura chiave nell’organizzazione criminale che opera nei Nebrodi. La decisione della Suprema Corte segna un punto importante nell’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Messina nell’ambito dell’operazione “Nebrodi 2”, che ha portato alla luce le attività illecite delle famiglie mafiose dei Batanesi e dei Tortoriciani.
La vicenda giudiziaria
Sebastiano Bontempo Scavo era stato coinvolto nella vasta retata scattata nel febbraio scorso nell’ambito dell’operazione Nebrodi 2, che ha messo nel mirino il potere mafioso radicato nei Nebrodi. In un primo momento, il giudice che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare non aveva accolto la richiesta della Procura riguardo alla più pesante accusa di 416 bis, ossia l’associazione di tipo mafioso.
La DDA non si è però fermata e ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame, che nel marzo successivo ha ribaltato la decisione. I giudici del Riesame hanno ritenuto fondati gli indizi presentati dalla Procura, delineando Sebastiano “Pricoco” Bontempo Scavo come uno dei principali organizzatori delle attività criminali che gravitano attorno ai clan di Tortorici, in particolare nel traffico di droga.
La difesa dell’uomo ha fatto appello contro l’ordinanza del Riesame, ma la Corte di Cassazione ha ora respinto tale richiesta, confermando la validità delle accuse avanzate dalla Procura e del provvedimento emesso dal Tribunale della Libertà. Questa decisione rende l’ordinanza operativa e apre la strada a ulteriori sviluppi giudiziari, con la possibilità che la DDA avanzi accuse ancora più gravi nei confronti di Bontempo Scavo, qualora vengano raccolti nuovi elementi probatori.
Il processo Nebrodi 2: tra riti abbreviati e rinvii a giudizio
L’inchiesta Nebrodi 2 ha scoperchiato un sistema mafioso complesso, intrecciato con il controllo del territorio, il traffico di droga e la gestione di fondi agricoli attraverso titoli Agea. Il procedimento giudiziario, che coinvolge circa sessanta imputati, tra persone fisiche e società agricole, è entrato ormai in una fase cruciale.
Quattro imputati, tra cui Bontempo Scavo, hanno scelto il rito abbreviato, che consente uno sconto di pena in caso di condanna. Per loro, la sentenza è attesa a fine gennaio 2025, quando il giudice si pronuncerà sulle richieste della Procura. Per gli altri soggetti coinvolti, la Procura ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio e il GUP (Giudice per l’udienza preliminare) deciderà entro Natale se procedere con il processo o archiviare le posizioni.
Le accuse ruotano attorno a gravi reati, tra cui l’associazione mafiosa, il traffico di droga e l’illecita gestione dei titoli Agea, ritenuti “tossici” e quindi sottoposti a sequestro. Questi titoli rappresentavano uno strumento utilizzato dai clan per ottenere finanziamenti e controllare attività agricole, con interessi economici che si estendevano ben oltre i confini locali.
Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia
Un elemento chiave nell’inchiesta è rappresentato dalle dichiarazioni di Salvatore Micale, ex esponente del clan mafioso di Barcellona e collaboratore di giustizia. I verbali delle sue dichiarazioni sono stati acquisiti agli atti e hanno fornito ulteriori riscontri sulle dinamiche criminali del territorio, delineando la struttura delle organizzazioni mafiose coinvolte e il ruolo di figure come Bontempo Scavo.
Un quadro di criminalità organizzata nei Nebrodi
L’operazione Nebrodi 2 è un tassello fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata della zona. Le indagini hanno svelato non solo i tradizionali schemi mafiosi, ma anche nuove modalità di controllo economico attraverso l’utilizzo illecito di fondi pubblici e la gestione di traffici illeciti.
La figura di Sebastiano Bontempo Scavo, ora formalmente accusato di 416 bis, emerge come centrale in questo contesto, confermando l’importanza dell’operato della Direzione Distrettuale Antimafia e degli organi investigativi nel contrastare il potere delle mafie nei Nebrodi.