La relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) conferma la complessità della criminalità organizzata nel territorio messinese. Cinque clan storici gestiscono il controllo tra città e provincia, ma emerge anche la presenza di una cellula della mafia nigeriana, capace di inserirsi nel tessuto criminale locale.
La mappa dei clan storici
La città è divisa tra i principali gruppi malavitosi:
- Galli-Tibia a Giostra.
- Mancuso a Gravitelli.
- Lo Duca a Provinciale.
- L’asse Trischitta-Cutè-Aspri-Trovato a Mangialupi.
- Spartà a Santa Lucia Sopra Contesse.
Sovraordinata a questi, risulterebbe attiva una cellula di Cosa Nostra catanese riconducibile al clan Romeo-Santapaola, che mantiene un’influenza trasversale nel controllo criminale.
Mafia nigeriana: una nuova realtà
La “sorpresa” della relazione è l’emergere di una cellula della mafia nigeriana nel contesto cittadino. La sua capacità di inserirsi negli affari illeciti locali rappresenta un cambio di scenario, testimoniando una crescente diversificazione nella gestione del crimine organizzato.
Droga e corruzione: il fulcro degli affari
- Traffico di droga: i clan mantengono un fiorente mercato di cocaina, marijuana e hashish, spesso rifornito dalla Calabria e dal catanese, come emerso dalle operazioni “Chanel” e “Montagna Fantasma”.
- Appalti pubblici: fenomeni di corruzione coinvolgono imprenditori, funzionari e membri della criminalità organizzata, con casi eclatanti come quello relativo al Consorzio Autostrade Siciliane, che ha portato all’arresto di quattro persone.
La provincia: intreccio tra Palermo e Catania
La provincia di Messina è suddivisa in quattro aree geografiche, influenzate dalle vicine mafie palermitana e catanese. I clan tortoriciani, come i Bontempo Scavo, mantengono un ruolo centrale nel collegamento tra le organizzazioni criminali delle province limitrofe.
La relazione della DIA evidenzia un territorio in cui la tradizione mafiosa si mescola con nuove realtà, delineando un quadro complesso e in continua evoluzione