Due cantieri navali abusivi sono stati sequestrati a Messina dopo un’ispezione condotta dalla Guardia Costiera e dai finanzieri della Stazione Navale di Messina. Durante il sopralluogo, le autorità hanno scoperto una serie di irregolarità che hanno portato al sequestro di un’area di 4400 metri quadri e alla denuncia dei titolari per reati ambientali.
Il sequestro dell’area
Il sequestro preventivo è stato disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) su richiesta del pool Criminalità Ambientale della Procura di Messina, guidata da Antonio D’Amato. Le indagini sono state condotte in collaborazione con il nucleo Spresal e l’ARPA Sicilia, che hanno evidenziato numerose violazioni di norme ambientali.
Le accuse della Procura
Secondo l’accusa, i due cantieri navali operavano su un’area demaniale e uno specchio d’acqua marittimo senza le necessarie autorizzazioni. All’interno delle strutture, che comprendevano due capannoni, un’officina, una falegnameria e una vasta area esterna, venivano eseguite operazioni di alaggio di imbarcazioni a motore e stoccaggio di rifiuti, incluse sostanze inquinanti.
Le autorità hanno inoltre contestato la mancanza dell’autorizzazione unica ambientale (AUA), necessaria per svolgere attività di manutenzione delle imbarcazioni e gestione dei rifiuti pericolosi.
Condizioni di lavoro irregolari
Oltre alle violazioni ambientali, sono state rilevate gravi irregolarità nelle condizioni di lavoro. I dipendenti venivano impiegati in locali non idonei, senza le necessarie misure di sorveglianza sanitaria, e con attrezzature non conformi alle normative di sicurezza.
Le indagini proseguono, e la vicenda ha acceso i riflettori sull’importanza del rispetto delle normative ambientali e lavorative, soprattutto in settori ad alto impatto come quello della nautica.