Si è concluso a Patti il maxi processo alla mafia dei Nebrodi con 91 condanne per quasi sei secoli di carcere e 10 assoluzioni. Il processo nasceva dall’operazione Nebrodi, che oltre a smantellare i clan nella provincia messinese h fatto emergere una truffa milionaria so danni dell’Unione Europea.
I 101 imputati nel maxi processo alla Mafia dei Nebrodi erano accusato a vario titolo di associazione mafiosa, truffa all’UE, falso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori. A costruire l’impianto accusatorio contro le famiglie mafiose dei Batanesi e dei Bontempo Scavo è stata la DDA di Messina che in 20 mesi ha ricostruito davanti al tribunale di Patti gli organigrammi dei clan, svelando l’organigramma e le complicità di insospettabili prestanome.
Quello che è emerso chiaramente è l’evoluzione al passo con i tempi della antica mafia dei pascoli, oggi l’organizzazione criminale si è palesata con una struttura imprenditoriale all’avanguardia, capace di sfruttare le opportunità offerte dall’Unione Europea in agricoltura. In rapporti sia con cosa nostra Palermitana, che con quella catanese, la mafia dei Nebrodi ha continuato ad usare la violenza più che altro per accaparrarsi terreni utili per accedere ai contributi comunitari. Quello era infatti l’asset principale delle famiglie mafiose, che grazie alla complicità di professionisti e funzionari dei centri commerciali agricoli hanno incassato fiumi di denaro sbancando le casse dell’Agea.
Tra le pene più alte quelle inflitte ai boss della famiglia dei Batanesi Aurelio Salvatore Faranda, condannato a 30 anni e Sebastiano Conti Mica, a 23. La sentenza è un dispositivo molto complesso, perché complessa e “nuova” è l’attività della mafia dei Nebrodi. Ad esempio se ai Batanesi è stata riconosciuta la mafiosità, ai Bontempo Scavo, la loro attività illecita è stata riconosciuta come truffa. Soddisfazione è stata espressa dall’Ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, che per primo denuncio l’interesse dei clan mafiosi sui fondi europei.
Maxi Processo alla Mafia dei Nebrodi: i condannati in primo grado
Queste le condanne in primo grado che riguardano il maxi processo dei Nebrodi: condanna a 13 anni e 4 mesi per Pasqualino Agostino Ninone; 2 anni e 2 mesi per Laura Arcodia; 7 anni e 4 mesi per Sebastiano Armeli; 3 anni e 10 mesi per Giuseppe Armeli Moccia; 7 anni e 8 mesi per Rita Armeli Moccia; 5 anni e 4 mesi per Salvatore Armeli Moccia; 15 anni e mezzo per Calogero Barbagiovanni; 2 anni (pena sospesa)per Alessio Bontempo; 4 anni per Gino Bontempo; Calabrese Maria Chiara e Antonino Caputo; 3 anni e 4 mesi per Giuseppe Bontempo, Antonino Calì e Giuseppe Carcione. Ancora: 12 anni per Salvatore Bontempo; 25 anni e 7 mesi per Sebastiano Bontempo detto “biondino”, 6 anni e mezzo per Sebastiano Bontempo Scavo, 10 anni per Salvatore Calà Lesina, Gino Calcò Labruzzo; 5 anni e 10 mesi per Jessica Coci; 17 anni e mezzo per Carolina Coci; 4 anni e 8 mesi per Rosaria Coci; 4 anni e 4 mesi per Sebastiano Coci, Giusy Conti Pasquarello e Antonina Costanzo Zammataro; 3 anni per Denise Conti Mica, 11 anni e 2 mesi per Ivan Conti Taguali; 5 anni per Massimo Costantini e Giuseppe Costanzo Zammataro (classe ’50); 3 anni per Claudia Costanzo Zammataro, 16 anni e 4 mesi anni per Giuseppe Costanzo Zammataro (classe ’82), 12 anni per Giuseppe Costanzo Zammataro (classe ’85); 3 anni e 2 mesi per Loretta Costanzo Zammataro; 3 anni per Romina Costanzo Zammataro, 6 anni per Valentina Costanzo Zammataro, 4 anni per Barbara Crascì, 4 anni e 4 mesi per Katia Crascì, 9 anni e 10 mesi per Lucio Attilio Rosario Crascì. Inoltre 3 anni e 4 mesi per Salvatore Antonino Crascì, 6 anni e mezzo per Sebastiano Crascì, 13 anni e 7 mesi per Sebastiano Craxi; 2 anni per Sara Maria Crimi e Pietro Di Bella; 4 anni e 10 mesi per Salvatore Dell’Albani; 10 anni e mezzo per Sebastiano Destro Mignino, 6 anni e 11 mesi per Marinella Di Marco; 3 anni e 4 mesi per Maurizio Di Stefano; 5 anni 4 mesi per Antonino Faranda; 30 anni per Aurelio Salvatore Faranda; 4 anni per Davide Faranda; 6 anni e 2 mesi per Emanuele Antonino Faranda e Gaetano Faranda; 11 anni per Massimo Giuseppe Faranda; 2 anni (pena sospesa) per Giuseppe Ferrera e Valentina Foti; 4 anni per Vincenzo Galati Giordano (classe ’58); 21 anni e 8 mesi per Vincenzo Galati Giordano (classe ’69); 4 anni e 4 mesi per Santo Massaro Galati; 4 anni e 10 mesi per Daniele Galati Pricchia; 6 anni e 2 mesi per Emanuele Galati Sardo, 7 anni per Mario Gulino; 10 anni per Alfred Hila; 4 anni e 2 mesi per Roberta Linares; 11 anni e 8 mesi per Pietro Lombardo Facciale; 3 anni e 8 mesi per Francesca Lupica Spagnolo; 5 anni e mezzo per Rosa Maria Lupica Spagnolo; 3 anni per Mancuso Catarinella e Fabio Mancuso Cristoforo; 9 anni e mezzo per Antonino Marino Agostino; 6 anni e 8 mesi per Rosario Marino e Giuseppe Natoli; 4 anni e 10 mesi per Antonino Angelo Paterniti Barbino; 3 anni e mezzo per Massimo Pirriatore; 5 anni e 2 mesi per Elena Pruiti; 10 anni per Francesco Protopapa; 2 anni per Angelamaria Reale; 3 anni e mezzo per Danilo Rizzo Scaccia; 3 anni e 4 mesi per Giuseppina Scinardo e Angelica Giusy Spadaro; 4 anni per Giuseppe Scinardo Tenghi; 2 anni e mezzo a Giuseppe Spasaro; 11 anni e 10 mesi ad Antonia Strangio, 3 anni a Mirko Talamo; 10 anni e 3 mesi a Giovanni Vecchio; 5 anni e 8 mesi a Carmelino Zingales.
Tante le assoluzioni parziali per i condannati, mentre vengono assolti totalmente, quindi escono dal processo; Lucrezia Bontempo, Sebastiana Calà Campana, Andrea Caputo; Rosa Maria Faranda; Innocenzo Floridia, Giuseppina Gliozzo, Giuseppe Natoli, Elisabetta Scinardo Tenghi, Salvatore Terranova. Prescrizione totale per Giovanni Bontempo.