Messina, 31 Gennaio 2025 – Un’operazione congiunta dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Messina e del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria ha scoperchiato un sistema illecito che permetteva l’ingresso di cellulari e droga nel carcere di Messina “Gazzi”. 34 persone risultano indagate, tra cui 21 detenuti, 9 agenti della Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere messinese e altri 4 soggetti a piede libero o ai domiciliari nell’ambito di altri procedimenti. Un’inchiesta che ha portato alla luce una rete di connivenze e complicità che coinvolgeva sia chi era recluso sia chi avrebbe dovuto garantire la legalità all’interno della struttura. Un duro colpo al sistema carcerario e un segnale forte contro la corruzione e il traffico di illeciti all’interno delle mura di detenzione.
Perquisizioni a Tappeto: l’Operazione Coordinata dalla DDA di Messina
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Messina, ha portato all’esecuzione di numerose perquisizioni personali e locali sia all’interno del carcere di Gazzi che in locali esterni. Un blitz in grande stile, che ha visto impegnati numerosi uomini delle forze dell’ordine, a dimostrazione della complessità dell’indagine e della gravità dei reati ipotizzati. Le perquisizioni hanno interessato le celle dei detenuti coinvolti, gli uffici e gli spazi comuni utilizzati dagli agenti di Polizia Penitenziaria indagati, nonché le abitazioni e i luoghi frequentati dagli altri quattro indagati.
Un’Associazione a Delinquere per Introdurre Cellulari e Droga: la Complicità di Agenti Penitenziari
Le indagini, condotte congiuntamente dai Carabinieri e dalla Polizia Penitenziaria, hanno permesso di individuare un gruppo di persone ritenuto responsabile di essersi associato allo scopo di introdurre illegalmente nel carcere di Gazzi telefoni cellulari e sostanze stupefacenti. Un’attività illecita che, secondo l’ipotesi accusatoria, poteva contare sulla disponibilità e sulla complicità di alcuni agenti della Polizia Penitenziaria, che avrebbero chiuso un occhio sui traffici illeciti, o addirittura partecipato attivamente all’introduzione degli oggetti proibiti, in cambio di denaro o altri favori.
Comunicazioni Illecite e Spaccio Interno: un Sistema Ben Oliato, Ora Smantellato
“Le investigazioni preliminari hanno consentito di ricostruire una fitta rete di comunicazioni telefoniche tra detenuti e l’ambiente esterno e una consistente attività di consumo e cessione di stupefacente tra i detenuti”, si legge nella nota diffusa dalla Procura di Messina. Un sistema ben oliato, che permetteva ai detenuti di mantenere contatti con l’esterno, di gestire affari illeciti e di far circolare droga all’interno del carcere, alimentando un mercato parallelo e minando la sicurezza dell’istituto penitenziario.
Presunzione di Innocenza e Garanzie per gli Indagati: un’Indagine Complessa in Fase Preliminare
La Procura di Messina ha tenuto a precisare che “il procedimento è, allo stato, nella fase delle indagini preliminari” e che “i soggetti indagati sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile che ne accerti le responsabilità”. Viene inoltre sottolineato che “l’eventuale giudizio, che si svolgerà in contraddittorio con le parti e le difese davanti al giudice terzo ed imparziale, potrà concludersi anche con la prova dell’assenza di ogni forma di responsabilità in capo agli stessi indagati”. Un doveroso richiamo ai principi di garanzia e di presunzione di innocenza, che devono sempre essere rispettati, anche a fronte di indagini così complesse e di accuse così gravi. L’operazione odierna rappresenta comunque un passo importante nella lotta alla criminalità e alla corruzione all’interno del sistema carcerario, un segnale forte di come le istituzioni siano impegnate a garantire la legalità e la sicurezza anche all’interno delle mura di detenzione. Le indagini proseguiranno per accertare le singole responsabilità e per ricostruire l’intera rete di complicità che ha permesso l’introduzione di cellulari e droga nel carcere di Gazzi.